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“Fitte tenebre si sono addensate nelle nostre piazze…”, la riflessione di P. Scarpitta

Carissimi, desidero condividere con voi, anche in ordine al percorso della quaresima e in linea con gli itinerari della nostra formazione penitenziale, che ho trovato molto commoventi le riflessioni di papa Francesco nel suo intervento di questa sera: Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze e sulle città riempiedo le nostre vite di un buio desolante”, parole che ci fanno rammentare l’impero delle tenebre che per concessione del Padre ha pa meglio su Gesù quando questi viene arrestato: è in agguato il maligno in quella triste circostanza al Getzemani, quando si mettono le mani addosso a Gesù, che viene catturato per essere condotto al processo, alla fustigazione e al batibolo. Nel deserto delle nostre strade stiamo vivendo l’inizio dell’ascesa al Calvario e ci stiamo immedesimando nei sentimenti di Gesù solo, abbandonato e reietto come Agnello mansueto condotto al macello (Is 53).

La benedizione di Dio che placa la tempesta è del resto presente e operante nel fervore di quanti lavorano nel silenzio e con abnegazione e senza esibizionismo alcuno per la cura degli ammalati e per l’assistenza della società intera. Credo che dobbiamo cogliere il messaggio del pontefice come un invito a non disperare ma a conformarci alla croce di Cristo e ad aver fede che questo incubo svanirà e torneremo alle pacifiche relazioni. Sono convinto infatti ingenuamente che la gravità del caso e ls turbativa interiore che questo comporta coincidano esattamente con il periodo liturgico della Quaresima che siamo chiamati ad atteaversare, ma che al sopraggiungere della Pasqua liturgica il nostro timore debba almeno attenuarsi in modo da recuperare un po alla volta la tranquillità e la serenità. Sempre che, come ha accennato il pontefice, siamo disposti a cercare Dio in tutte le situazioni, anche nelle avversità e vogliamo accogliere di lui gli impegni oltre che i benefici e i vantaggi.
Contemporaneamente però il papa lancia un messaggio di speranza, non soltanto nella benedizione urbi et orbi concessa senza condizioni ma anche invitando ad aver fuducia in Cristo che non dorme sulla barca mentre imperversa la bufera ma è sempre vicino e solidale con i suoi, avendo potere sulle firze della natura. Cristo, che accetta il patibolo della croce con umiltà per poi risuscitare vittorioso e glorioso, ci invita a sperare e a credere e a radicarci sempre più in lui perché le tenebre non abbiano il sopravvento nella vita.
La benedizione di Dio che placa la tempesta è del resto presente e operante nel fervore di quanti lavorano nel silenzio e con abnegazione e senza esibizionismo alcuno per la cura degli ammalati e per l’assistenza della società intera. Credo che dobbiamo cogliere il messaggio del pontefice come un invito a non disperare ma a conformarci alla croce di Cristo e ad aver fede che questo incubo svanirà e torneremo alle pacifiche relazioni. Sono convinto infatti ingenuamente che la gravità del caso e ls turbativa interiore che questo comporta coincidano esattamente con il periodo liturgico della Quaresima che siamo chiamati ad atteaversare, ma che al sopraggiungere della Pasqua liturgica il nostro timore debba almeno attenuarsi in modo da recuperare un po alla volta la tranquillità e la serenità. Sempre che, come ha accennato il pontefice, siamo disposti a cercare Dio in tutte le situazioni, anche nelle avversità e vogliamo accogliere di lui gli impegni oltre che i benefici e i vantaggi.
Siamo invitati allora a radicarci nel nostro carisma minimo che esalta il Cristo penitente che diventerà il Cristo glorioso e a non demordere, a farci coraggio e a pensare in positivo nonostante gli assilli a cui ci costringe la pandemia. Con la Pasqua arriverà anche il diradarsi di queste tebebre ossessionanti e avremo la luce.
P. GF. Scarpitta