Sabato 16 Ottobre 2021
Nella chiesa di “Sant’Antonio Abate”, nel centro storico di San Fili (cs), si è svolta una interessante manifestazione di carattere socio culturale, organizzata dal C.I.F (Centro Italiano Femminile) dal titolo “Insieme per San Francesco” e patrocinata dal Comune di San Fili. L’evento, moderato dalla dott.ssa Rose Marie Surace del Gruppo Antropologico Rotese, è iniziato con la proiezione di due video: ”Iubileum Figurarum” del maestro Giacomo Vercillo e “I due viaggi di Francesco, tra storia e culto” del dott. Pititto. È stata inaugurata la mostra esperienziale del maestro Vercillo “I contemporanei di San Francesco di Paola”, curata dalla dott.ssa Concetta Bevilacqua, storico dell’arte, che ha dato spiegazione del ritratto sensoriale del Santo Paolano, di tipo inclusivo per ipovedenti. Nella stessa serata sono intervenuti; il Sindaco di San Fili l’avv. Linda Cribari, la dott.ssa Valentina Guida, nutrizionista, e Antonio Cariati Vice-Presidente Nazionale del Terz’Ordine dei Minimi ha relazionato sull’infanzia di San Francesco di Paola. A conclusione della serata è stato proiettato il video recital “Charitas Christi-Vita di un Santo” di Antonio Malfitano testi e musica di Danilo Minervino e Nicola Bortone.
di A. Cariati
La Relazione di Antonio Cariati:
Buona sera a tutti voi,
saluto il Sig Sindaco l’avv Linda Cribaro
Saluto tutti i componenti del CIF (Centro Italiano Femminile)
Saluto gli altri amici qui presenti la Dott.ssa Rose Marie Surace, la dott.ssa Concetta Bevilacqua, la dott.ssa Valentina Guida e il maestro Giacomo Vircillo. Grazie per l’invito.
E tutti voi che siete intervenuti per questo evento.
Io sono un figlio spirituale di San Francesco di Paola, figlio perché Francesco di Paola è Fondatore dell’Ordine o Famiglia dei Minimi. Composto dai Frati, dalle Monache di Clausura e dai Terziari Minimi (il ramo laicale dell’Ordine). Sono qui per parlarvi su san Francesco di Paola, su un aspetto che a me sta tanto a cuore e che si adegua benissimo alla mostra qui esposta.
Chi era san Francesco di Paola? Cosa ha fatto di tanto eccezionale per essere elevato agli onori degli altari?
La risposta più spontanea è quella che “ha compiuto tanti miracoli”. Ma si è santi anche senza compiere miracoli. Basta vivere e testimoniare con la propria vita il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo!
Francesco di Paola, venne al mondo in un periodo che era stato molto burrascoso per la Chiesa. Ma oltretutto i suoi genitori Giacomo Martolilla e Vienna da Fuscaldo erano sposi, cristiani, da oltre 14 anni. Non avendo avuto il dono di un figlio, per cui pregavano ed elargivano doni ai bisognosi, rivolgevano le loro preghiere alla Regina del Cielo e al Santo di Assisi promettendo che lo avrebbero chiamato proprio Francesco, se fosse stato un maschio. Iddio si compiacque di concedere a questi sposi, ciò che chiedevano, con un prodigio iniziale: apparvero fiamme di fuoco sul tetto della loro casa, che illuminarono l’oscurità della notte di tutta la città di Paola. La gente accorse, pensando ad un incendio, ma a questo fuoco seguivano dolci melodie! Quindi capirono che si trattava di qualcosa di buon auspicio!
Così il 27 marzo del 1416, di venerdì, nacque Francesco Martolilla: come un Angelo di Pace e di felice augurio per la Chiesa intera! Lo Spirito Santo sasuscitare sempre le persone giuste nel momento giusto. Toccava a questo fanciullo calabrese dare una aggiustatina alla Chiesa che sembrava disorientata e smarrita.
Subito dopo la nascita si manifestò un ascesso all’occhio sinistro che rischiava di perderlo del tutto. La mamma Vienna corse subito in chiesa a pregare S Francesco d’Assisi per la grazia, promettendo con voto, che lo avrebbe tenuto, con l’abitino, per un anno in un convento dei Minori. Immediatamente il bambino guarì. Rimase solo una piccola cicatrice. Già da piccolo succhiava il latte materno prendendo giusto il necessario, l’essenziale! Così proseguì anche col cibo rifiutando la carne e i suoi derivati facendo della sua vita un modo di vivere quaresimale perpetuo!
Perché non mangiava carne e i suoi derivati (latte, burro, uova, formaggi…)?
I suoi genitori erano molto ligi alla preghiera e aforme penitenziali, forse perché facevano parte di qualche gruppo ecclesiale osservante pratiche dipenitenza.
I figli imitano sempre ciò che fanno i genitori (nel bene e nel male): il tempo che trascorreva nella preghiera era maggiore di quello dei giochi e allo gironzolare per le vie di Paola. Riprendeva chi pregava seduto o camminando, perché riteneva ossequiosodialogare con Dio a capo scoperto e le ginocchia piegate.
Un inverno molto rigido, Francesco pregava in ginocchio dinanzi all’immagine della Madonna e la mamma lo richiamò a coprirsi il capo col berretto, ma lui disse “Mamma se fossi davanti alla regina di Napoli mi diresti di tenere il cappello in testa? Credo di no. A maggior ragione dinanzi alla Regina del Cielo devo stare a testa scoperta!!!”. Quando pregava lo faceva con tanto ardore che non solo le parole si innalzavano ma tutto il corpo sembrava sollevarsi per giungere alla presenza di Chi era l’oggetto della sua preghiera.
Quando giunse il tempo che i genitori potevano adempiere al voto promesso al santo di Assisi, lo vestirono dell’abitino dei Minori e lo portarono dai Frati Conventuali di San Marco Argentano (che nello stesso anno passò ai Padri dell’Osservanza) dove ad accoglierlic’era p. Guardiano il p Antonio Paparico da Catanzaro,loro amico e che conosceva bene il piccolo Francesco di 13 anni che a San Lucido era stato suo confessore(infatti nel chiostro del convento di S Marco c’è nell’angolo del corridoio sinistro frontale, una piccola nicchia con un dipinto dell’immagine di s Francesco di Paola con su scritto che ”questa era la porta della sua cella”, ora murata perché oltre c’è un salone per varie attività. E in questo anno di famulato il ragazzo dimostrerà tutte le sue virtù: si dimostrerà obbediente per tutti i lavori che gli chiedevano; umile e attento; resterà fedele alla sua forma penitente astenendosi dalle carni e dedicandosi alla preghiera: per questo motivo un giorno protraendosi più del dovuto in chiesa, si dimenticò di mettere a cuocere i legumi. I Frati al loro rientro in refettorio notarono l’assenza del ragazzo: lo cercarono e lo trovarono in chiesa in preghiera sollevato da terra; lo chiamarono senza farsi vedere, lui è sorpreso, ma portandosi in cucina notò che il cibo non era stato cotto eaccendendo il fornello in un batter di ciglia il cibo è pronto per essere servito. Stupore e meraviglia in questi Religiosi che capirono di avere di fronte un ragazzo speciale che piace a Dio! Un altro episodio è quello dei carboni ardenti che porta al sagrestano per metterli nelturibolo per l’incensazione dell’altare: e il suo vestitino non subisce nessuna bruciatura. Episodi questi che tutti conoscono perché Francesco di Paola è conosciuto proprio per i suoi numerosissimi miracoli che il Signore gli ha concesso nell’arco di tutta la sua vita terrena, e anche oltre. Ciò che dovremmo esaminare non sono tanto i miracoli ma il modo di vivere seguendo etestimoniando il Vangelo.
Nel suo viaggio-pellegrinaggio compiuto con i genitori verso Assisi, fecero sosta a Roma per pregare sulla tomba di S Pietro, e accadde un giorno che per le vie della città eterna si imbatté in un corteo sontuoso con servi vestiti con colori sgargianti, che portavano su unalettiga un cardinale (dicono che era Giulio o Giuliano Cesarini). al quale Francesco si avvicina e con modo gentile, ma severo, dice “gli apostoli di Gesù non andavano in giro in questo modo come voi”. Il cardinale pacato e sereno rispose: “Figlio mio, non te ne scandalizzare. Se non facessimo così, la Chiesa scapiterebbe alquanto nella stima dei secolari”. Tale episodio dialogato è riportato nella biografia dell’Anonimo (un frate contemporaneo che scrisse nel 1502 la prima biografia del nostro Santo). Perciò quando doveva avvenire la canonizzazione ci furono cardinali che si opponevano, perché non si può accettare uno che critica il comportamento dei componenti della Chiesa. Per tale motivo il 1 maggio del 1519 non fu presentata copia della sua biografia.
Al loro rientro a Paola, il ragazzo non rientrò a casa con i genitori, ma volle andare sulla montagna di Paola, in un appezzamento di loro proprietà, per condurre vita eremitica: un ragazzo di 15 anni che vive da solo e in pieno bosco. I nostri ragazzi hanno paura in casa con tutte le luci accese. Sicuramente Francesco di Paola era forte della luce di Cristo che illuminava la sua vita! Quindi il pellegrinaggio è stato un pellegrinaggio vocazionale di discernimento, che i genitori (santi) hanno assecondato e accompagnato con la preghiera. Le visite tra gli eremiti di Monteluco (sopra Spoleto) eall’abbazia di Montecassino servirono per vagliare il modo di vivere dei monaci e farsene un’idea, arricchendo il suo bagaglio spirituale. Ma un buon contributo glielo diede sicuramente anche il Vescovo di San Marco Argentano SE mons. Ludovico Embriaco de Brancaccia (1404-1435) che si recava spesso a far visita a Francesco nel convento dei Frati Conventuali, conversando con questo ragazzo speciale, inviato da Dio in una missione sicuramente singolare. Il vescovo era un frate Benedettino; ecco la fonte dove si è “abbeverato” apprendendo notizie sul monachesimo e sui padri del deserto.
Il suo carattere fu sempre così preciso e pronto per fare le cose nel modo giusto temprato al fuoco del Vangelo, quel fuoco che attraverserà la vita di frate Francesco di Paola, che dalla Calabria giungerà a vivere per ben 24 anni vicino alla corte più potente d’Europa, la corte di Luigi XI.
Per chiudere vi lascio un po’ di fuoco, o meglio “la vampa” del nostro nuovo Beato Francesco Mottola che scrisse la Legenda aurea di San Francesco di Paola.
Grazie per la vostra attenzione.
Antonio Cariati terziario Minimo