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Paola,29 settembre 2020. Testimonianza di don Mario Merenda

Saluto tutto il popolo di Dio e grazie per la vostra presenza.

Saluto il Rev.do Padre Provinciale e tutti i religiosi minimi. Il nome Francesco mi fa ricordare i Santi Francesco della storia: Francesco d’Assisi, + 1226 (4 ottobre); Francesco di Paola, + 1507 (2 aprile); Francesco Saverio, + 1552 (3 dicembre); Francesco di Sales, + 1622 (24 gennaio); Francesco Borgia, + 1572 (10 ottobre); Francesco Caracciolo, + 1608 (4 giugno).

Nel tempo futuro: Francesco Trebisonda da Corigliano. (Ho detto bene?)

Mi inchino davanti a P. Domenico, padre spirituale di noi terziari minimi.

Saluto, per finire, tutti i devoti di S. Francesco di Paola.

1) È ora di presentarmi per raccontarvi alcune piccole storie. Sono di Paterno Calabro, qui S. Francesco ha fondato il secondo Convento, grazie a Paolo Rendace di Paterno, compagno e collaboratore del Santo.

Da ragazzo (durante le elementari) con il compianto P. Francesco Rubino andavamo nella chiesa di S. Francesco accolti da un bravo chierico (Fra Agostino, che ci insegnava a cantare e insieme avevamo deciso di andare al convento di Paola per studiare e diventare poi sacerdoti. Le cose non andarono per il verso giusto. Il parroco di allora D. Gaetano Napolitano decretò: Francesco va a Paola e Mario a Cosenza in seminario. E fu così! Era volontà di Dio, però con il mio cuore menziono sempre nella Santa Messa,che celebro, il nome di S. Francesco (sono  Minimo nel cuore).

2) A Paterno, quando arrivo S. Francesco, c’era discordia tra i quattro rioni (noi delle Capore non andavamo nel rione di Casal di Basso, lo ricordo) e S. Francesco portò pace tra tutti i paternesi.

C’era anche discordia tra due fratelli che si contendevano un albero di gelso. S. Francesco sentì il chiasso dei due e si recò dai contendenti. Con il suo bastone divise l’albero in due e acquietò i fratelli. Là ora esiste un’edicola (detta la conicella di S. Francesco) che ricorda il miracolo e noi bambini passando ci segnavamo e ci segniamo, ancora oggi, con il segno della croce.

Rifletto con il salmo 48, 18: “Quando uno muore con sé non porta nulla, né scende con lui la sua gloria”. Dobbiamo presentarci al Signore con le mani pulite e con le mani callose (piene di opere buone). “Né latte e né lana, cioè né ricchezze e ne onori. (Agostino, mercoledì della 24 settimana).

Mi piace ricordare, così ho appreso da qualche libro scritto da un padre minimo, che S. Francesco dopo il soggiorno francese voleva ritornare in Calabria e finire i suoi giorni non a Paola, ma a Paterno. Non fu così, perché morì in Francia, però S. Francesco vive nei cuori dei paternesi (aggiungo anche dei paolani e di tutti).

3) La vita di S. Francesco ripercorre la storia terrena di Gesù: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15, 20).

Si racconta che un sacerdote religioso di Amantea andò a Paola per incontrare Francesco ed esaminarlo sul suo operare. Il clero locale lo considerava un imbroglione (non però il popolo, che ha il vero fiuto per conoscere la santita) e quindi per fargli una tiratina di orecchi.

Francesco accolse il sacerdote amanteano e siccome faceva molto freddo quel giorno, prese dal braciere carboni accesi nelle sue mani e lo invitò a riscaldarsi. Perbacco! Francesco non è un imbroglione, ma un santo e il sacerdote amanteano chiese perdono.

L’invidia è brutta! L’invidia è il tarlo delle ossa. È un granello di sabbia negli occhi per non vedere il bene degli altri. Papa Luciani(+ 1978) ci ha insegnato che ogni mattina dobbiamo fare il funerale ai vizi capitali. Purtroppo chi è offeso non dimentica, chi è beneficato non ricorda (Guicciardini, + 1540).

“Per l’orgoglio perdo la pace con Dio, per l’invidio perdo la pace con il prossimo, per l’ira perdo la pace con me stesso” (Ugo da S. Vittore, teologo mistico medioevale, + 1141).

4) Termino esaminando lo stemma charitas“, che S. Francesco ha ricevuto da S. Michele. La carità è la ppecificità dei Minimi.

La carità è materiale e spirituale. A proposito della prima ricordo un’omelia di P. Arturo Mazza di v. m. in occasione della nomina a parroco di S. Giovanni in Paterno (io ero un ragazzo).

“Se un povero bussa alla porta del convento, perchè ha fame, disse: metà di un pane sarà del povero e l’altra metà del convento”(che bella lezione).

Ma vale molto di più la carità spirituale. Un cristiano non ha nemici da vincere e umiliare, ma fratelli da amare e perdonare.

Desideri essere soddisfatto solo per un istante? Vendicati. Vuoi essere felice per sempre? Ama e perdona (Lacordaire, + 1861).

5) Un ultimo pensiero che voglio con voi condividere. Sorelle e fratelli, sappiate che prima di parlare bisogna attraversare tre cancelli. Le parole che stai per dire sono vere? Se si, avanti (il  cancello si apre) se no, indietro; sono necessarie? Se si, avanti, se no, indietro. Sono gentili? Se si, avanti, se no, indietro. Insomma, per attraversare i cancelli occorre essere veri, necessari e gentili. (Un’altra grande lezione di umiltà e di carità).

Caro S. Francesco, illuminaci la mente e infiammaci il cuore per amare il Signore e servire i fratelli, come tu ci hai insegnato.

Amen.

Paola, 29 settembre 2020

D. Mario Merenda