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Palermo, 29 settembre 2021 / Franco Romeo augura alle Fraternità un buon inizio di anno sociale

Carissimi fratelli e sorelle

siamo all’inizio di un nuovo anno sociale, che iniziamo con tanta trepidazione perché da due anni un evento nuovo ed inaspettato, la pandemia, ha colpito pesantemente anche le nostre attività.
La Chiesa non è inserita semplicemente nel Chronos, il tempo cronologico, misurabile, quantifica- bile, ma piuttosto nel Kairòs: il tempo propizio, il tempo opportuno che Dio dà secondo il suo progetto per ogni uomo e per tutta l’umanità.
In questi due anni tormentati dalla pandemia ci siamo lasciati guidare, per la nostra formazione, dalla enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco, alla luce del nostro carisma penitenziale, soffermandoci sulla “ecologia integrale”, come cura di quanto Dio ha creato e affidato alla nostra custodia. Abbiamo usato come chiave di lettura l’ottica penitenziale e contemplativa, che caratterizzano il nostro carisma, ed abbiamo pre- visto, per l’anno sociale che sta per iniziare, l’ottica caritativa-sociale. Papa Francesco ci ha fatto un nuovo dono la lettera enciclica “Fratelli tutti” e ci ha messo in moto con un Sinodo ecclesiale, un nuovo modo per camminare insieme, un processo sinodale pensato “come dinamismo di ascolto reciproco, condotto a tutti i livelli di Chiesa, coinvolgendo tutto il popolo di Dio”, nell’ascolto dello Spirito Santo.
Essere popolo di Dio, dice il Papa, non è un privilegio è un dono che noi abbiamo ricevuto per gli altri, è un dono che è anche una responsabilità. Dio ci ha chiamati a far parte del suo popolo per essere mediatori di salvezza, per dare a tutti gli uomini, che ama indistintamente, la possibilità di diventare figli suoi e fratelli e sorelle tra loro.
500 anni fa Dio ha scelto un uomo, il nostro Santo Padre Francesco, per affidargli questa opera di mediazione da non svolgere da solo, ma attraverso una famiglia, che coinvolgendo tutto il Popolo di Dio attraverso la penitenza evangelica, espressa nella prassi quaresimale della Chiesa, poteva ritornare al pro- getto iniziale riconciliandosi con sé, con Dio, con tutti gli uomini e con la natura.
La nostra famiglia, l’Ordine dei Minimi, fa sintesi del popolo di Dio comprendendo non solo i religiosi che definisce fratres et sorores Fratris Francisci de Paula ma anche il resto dei fedeli, utriusque sexus fideles, senza distinzione di sesso: uomini e donne e senza distinzione di ministero: laici e chierici. Tutti servi fedeli di Dio, che ripongono il cuore stabilmente in Lui.
Ispirato dallo Spirito Santo, Francesco fa una scelta rivoluzionaria, che precorre i tempi. Dobbiamo infatti aspettare il Concilio Ecumenico Vaticano II e la Costituzione Dogmatica Lumen Gentium per sentire riecheggiare queste parole che possono sembrare innovative e che invece proclamano il progetto iniziale del Creatore.
 Ai fedeli di ambo i sessi dell’Ordine dei Minimi di Fra’ Francesco di Paola
“I credenti in Cristo, [Dio] li ha voluti chiamare a formare la santa Chiesa, la quale, già annunciata in figure sino dal principio del mondo, mirabilmente preparata nella storia del popolo d’Israele e nell’antica Alleanza, stabilita infine «negli ultimi tempi», è stata manifestata dall’effusione dello Spirito e avrà glorioso compimento alla fine dei secoli.” (LG 3)
“Non c’è quindi che un popolo di Dio scelto da lui: «un solo Signore, una sola fede, un solo batte- simo» (Ef 4,5); comune è la dignità dei membri per la loro rigenerazione in Cristo, comune la grazia di ado- zione filiale, comune la vocazione alla perfezione; non c’è che una sola salvezza, una sola speranza e una carità senza divisioni. Nessuna ineguaglianza quindi in Cristo e nella Chiesa per riguardo alla stirpe o nazione, alla condizione sociale o al sesso, poiché «non c’è né Giudeo né Gentile, non c’è né schiavo né libero, non c’è né uomo né donna: tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28 gr.; cfr. Col 3,11).” (LG 32)
Consiglio tutti a riprendere la Costituzione Dogmatica Lumen Gentium perché sono passati più di 50 anni (21/11/64) e spesso sembra finita nel dimenticatoio.
Tra qualche giorno Papa Francesco aprirà solennemente il Sinodo dal titolo «Per una Chiesa sino- dale: comunione, partecipazione e missione». Il Papa invita la Chiesa intera a interrogarsi su un tema decisivo per la sua vita e la sua missione. Questo itinerario, che si inserisce nel solco dell’«aggiornamento» della Chiesa proposto dal Concilio Vaticano II, è un dono e un compito: camminando insieme, e insieme riflettendo sul percorso compiuto, la Chiesa potrà imparare da ciò che andrà sperimentando quali processi possono aiutarla a vivere la comunione, a realizzare la partecipazione, ad aprirsi alla missione.
Si apre un tempo speciale per la Chiesa tutta e per noi in particolare che facciamo parte del cosid- detto Terz’Ordine dei Minimi. Papa Francesco ricorda a noi il nostro dono e ci richiama alla conseguente responsabilità.
Non cadiamo nella trappola di “una cultura impregnata di clericalismo, che la Chiesa eredita dalla sua storia, e di forme di esercizio dell’autorità su cui si innestano i diversi tipi di abuso”. Lo afferma Papa Francesco nella Lettera al Popolo di Dio del 20 agosto 2018.
I membri del Popolo di Dio sono accomunati dal Battesimo e «se anche per volontà di Cristo alcuni sono costituiti dottori, dispensatori dei misteri e pastori a vantaggio degli altri, fra tutti però vige vera ugua- glianza quanto alla dignità e all’azione nell’edificare il corpo di Cristo, che è comune a tutti i Fedeli» (LG, n. 32). Perciò tutti i Battezzati, partecipi della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, «nell’esercizio della multiforme e ordinata ricchezza dei loro carismi, delle loro vocazioni, dei loro ministeri»1 sono soggetti attivi di evangelizzazione, sia singolarmente sia come totalità del Popolo di Dio.
Allora usciamo dal letargo che la pandemia ha acuito e mettiamoci in movimento, riprendiamo le responsabilità che abbiamo assunto quando abbiamo fatto la nostra Professione, e ci siamo consacrati al servizio del Regno di Dio, offrendo alla Chiesa e al mondo la testimonianza della penitenza evangelica.
Questo ci impegna come singoli, come Fraternità locale e come Fraternità Universale Minima. In- seriamoci negli spazi previsti nelle nostre diocesi. Se rimaniamo nel Chronos non è detto che ci si ripresenta questa occasione. Se stiamo nel Kairòs approfittiamo di questo tempo favorevole che il Signore ci dona, ri- spondiamo alla nostra chiamata e diventiamo icona della fraternità universale.
Buon lavoro
Un abbraccio in San Francesco nostro Padre e Fondatore
Franco Romeo
Correttore Nazionale del TOM