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Castellammare di Stabia, 10 ottobre 2020/ Lettera del Padre Delegato Provinciale P. Scarpitta ai terziari della Stella

Carissimi,
Anche spronato dal fascino che suggerisce la tematica proposta dal Consiglio Nazionale,
mi sarebbe piaciuto impostare per i prossimi mesi un programma di incontri mensili o bimestrali fra le varie Fraternità, come avvenuto con successo negli anni precedenti, per avere occasione di riflettere insieme sulla sensibilità che Gesù Cristo padrone del Cosmo infondeva nell’animo del nostro Fondatore relativamente alla natura e agli elementi incontaminati della creazione; purtroppo però le condizioni attuali di instabilità e di insicurezza mi invitano a tergiversare e a procrastinare, per cui non posso dire con certezza quando potremo avviare codesta iniziativa.
Ci si augurava che il nostro Anno Sociale 2020 – 2021 si inaugurasse nella serenità e nella pace, una volta superate tutte le remore apportate dalla precedente crisi pandemica che ci aveva costretti all’isolamento forzato, contrassegnando ulteriormente la portata sacrificale della Quaresima.
Invece, accanto in concomitanza con la ripresa dell’anno scolastico e delle varie attività professionali ci troviamo di fronte a una recrudescenza del malessere coronavirus, che questa volta sembra avere il suo epicentro in Campania. Con la crescita esponenziale dei contagi, nella nostra regione si rischia di andare incontro a un nuovo lock down, mentre gli ospedali sono già saturi di ricoveri straordinari covid e il panico si è già impossessato di tante persone.
Una ricaduta che ha come responsabili soprattutto l’incuria e l’indifferenza generale delle persone sull’osservanza delle norme anti-contagio. Non si è abbastanza maturi nel senso della responsabilità personale in ordine al bene di noi stessi e del mondo che ci circonda e solamente il timore dei controlli e delle contravvenzioni ci sospinge a mettere in atto i protocolli di sicurezza, omettendo di considerare che proprio il mancato buon senso e la mancata collaborazione di tutti sono la causa del malessere che ci sta tormentando ormai da tanti mesi.
In relazione al fenomeno coronavirus, ho considerato più volte l’attualità e la potenziale efficacia del nostro carisma di umiltà e di penitenza: se si operasse da parte di ciascuno un serio itinerario di conversione di mente e cuore, se ci si predisponesse abbandonare la presunzione comune di emancipazione umana che imperversa nelle nostre convinzioni e ci si rendesse seriamente conto dell’alternativa della via tracciata dal Vangelo, si arriverebbe a mettere da parte l’orgoglio e la presunzione di poter contare solamente sulle nostre risorse o sulle nostre personali capacità; si adotterebbero i sentieri proposti da Dio e percorsi da uomini Santi e questo condurrebbe all’umiltà, condizione necessaria e indispensabile per riconoscere il Signore anche nelle norme e negli ordinamenti vigenti. E soprattutto si arriverebbe a considerare che l’osservanza dei protocolli e delle disposizioni è fondamentale per la convivenza propria e altrui.

Condivido anche il pensiero di papa Francesco: la pandemia si è sviluppata quando tutti si era concentrati almeno a livello globale sulla cura de interessi individuali e ha smascherato la nostra incapacità di agire insieme nella concordia e nella fraternità, poiché il vantaggio solamente economico mira a realizzare un mondo integrale e coeso solo sotto l’aspetto degli interessi di mercato, ma carente di elementi di comunione e di solidarietà a livello umano. E’ il passo indietro che ha procurato la misconoscenza delle tradizioni e dei valori di cui è stata maestra la storia. (Cfr Fratelli tutti, 9 – 17). La pandemia “ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme”(Fratelli tutti, 33), ma siamo ancora ben lungi dal constatare gli effetti di una seria conversione radicale e la strada da fare è ancora molto lunga perché concepiamo di essere tutti fratelli in modo da procacciare gli uni gli interessi degli altri.
Come afferma sempre il pontefice, la pandemia è occasione per attuare una revisione dei nostri intendimenti e della nostra vita. Occasione quindi di conversione e di rinnovamento interiore.
Mi auguro quindi che almeno nell’ambito delle nostre Fraternità la distanza sociale a cui siamo costretti, sia a livello interpersonale sia a livello di massa, non sia di impedimento a rafforzare consolidare la comunione e la concordia che sono necessarie alla testimonianza del nostro carisma; parimenti spero che possiamo trarre dalla situazione di crisi attuale almeno il vantaggio di accrescere in noi stessi il senso di umiltà e di rinnovamento interiore che è capace di conversione radicale, in vista di noi stessi e degli altri.
Nonostante l’elemento macabro di incubo e di desolazione, il coronavirus è stata occasione per valorizzare la bellezza del creato e delle risorse naturali nelle condizioni di purezza e di libertà da scorie e da elementi nocivi. Durante il lock down, infatti, qualcuno nella zona di Pozzano mi faceva notare che mai come in quelle settimane l’acqua del mare fosse stata cosi limpida e speculare, al punto da favorire la contemplazione diretta dei fondali e dei pesci vaganti. Mai la volta celeste era stata così tersa e incontaminata ed era piacevolissimo scorgere nel panorama anche i luoghi lontani, la cui visione è solitamente ostruita durante i tempi di febbrile esercizio industriale .
Evidentemente la tristissima esperienza, tuttora imperante, è occasione di valorizzare le bellezze della natura nel loro stato di originalità e di incontaminatezza e d’altra parte nel coronavirus mi è sembrato che la natura stessa rivendicasse il posto legittimo che
la tracotanza dell’uomo tende ad espropriarle.

E’ importante allora che ci soffermiamo nella contemplazione di quella che papa Francesco chiama la nostra “Casa comune” e soprattutto che ci interroghiamo su quali contributi possiamo apportare, come singoli e come collettività, affinché si possano migliorare le condizioni dell’ambiente del vissuto naturale, ai fini di salvaguardare noi stessi oltre che la natura medesima.
Come emblema di amore e di fratellanza verso gli elementi del cosmo ci viene proposto San Francesco d’Assisi che a detta di uno scrittore, nella contemplazione dei singoli oggetti della realtà creaturale come l’acqua, il fuoco, gli animali, rifaceva all’incontrario la strada percorsa dal Signore nell’atto di creare il mondo.
Anche se potrebbe sembrare fuori luogo, mi sovviene associare alla figura dell’Assisiate quella del giovanissimo Carlo Acutis, che proprio nella giornata odierna verrà elevato agli onori della beatificazione nella stessa cittadina di San Francesco: un ragazzino di 15 anni che già con la sua tenera età è il contrassegno dell’illibatezza e della semplicità che Dio predilige e che ci sprona per l’appunto all’amore verso le fatture semplici della creazione. Con la sua famosa affermazione intorno all’Eucarestia (La mia autostrada verso il cielo) Carlo ci invita a trovare nel Pane vivo disceso dal Cielo il luogo dove, nella semplicità di un pezzo di pane, Cristo Salvatore e Redentore ha voluto raggiungere l’uomo per continuare a condividere con noi la sua esperienza nei percorsi della nostra vicenda storica.
Ma anche San Francesco di Paola si è mostrato uomo di deferenza e di rispetto nei confronti degli elementi creaturali già con la sua predilezione dell’isolamento nella grotta, che lo rendeva prossimo alla natura e da questa dipendente quanto al suo mantenimento e alla sua elevazione spirituale verso Dio. Anche le acque del fiume Isca dalle quali si dissetava, erano elemento caratterizzante del rigore di mortificazione delle sue membra per l’accrescimento dell’ascesi.
L’amicizia disinvolta con la trota Antonella miracolosamente risuscitata alla fonte della “cucchiarella”e la cura dell’agnellino Martinello e dell’asinello dallo stesso nome che lo accompagnò per gran parte del suo viaggio, testimoniano la sua grande sensibilità per il regno animale e per estensione di quanto della natura può sempre esserci di vantaggio.
Nei confronti della natura San Francesco si mostrava anche dominatore amministratore per mezzo di segni e miracoli con i quali chiedeva alle leggi fisiche di interrompere momentaneamente il loro corso per non incombere rovinosamente sull’uomo, come quando chiese e ottenne alle due rocce di non precipitare sul santuario di Paola (Fermatevi, per carità) o tutte le volte in cui restituiva la salute agli ammalati e la vita ai defunti, ma questo non gli impediva di rendere grazie al Signore per il dono della creazione e per il fatto stesso che la natura potesse fare delle eccezioni a vantaggio dell’uomo senza con questo dover essere compromessa.
Avremo tutti occasione di apprezzare i contenuti tematici dell’amore di San Francesco nei confronti degli elementi del cosmo e della sua sottomissione penitente a Dio che si rivelava spesso per lui proprio nelle risorse della natura.

Mentre auguro a tutti un sereno percorso in sua compagnia, nell’attesa fiduciosa che si pongano le condizioni per attuare l’esperienza sopra citata degli incontri periodici fra le Fraternità, mi propongo in tutti i casi di raggiungervi ogni tanto con qualche contributo atto a favorire la riflessione su questi importantissimi temi.
Allo stesso tempo, in accordo con il P. Provinciale e con la Presidentessa Provinciale, quando avremo raggiunto appropriata stabilità e sicurezza dal contagio, mi riservo di individuare tempi e modalità per il rinnovo del Consiglio Provinciale e dei Consigli locali di Fraternità, laddove sia necessario.
Vi chiedo di pregare tutti perché abbia fine l’onda rimontante del contagio da coronavirus, ma confido che Dio non ci farà mancare il suo sostegno e la sua sollecita attenzione, come già è avvenuto nel superamento della prima crisi covid. Facciamoci coraggio a vicenda e supereremo senz’altro questa spiacevolissima vicenda una volta per tutte. Restiamo uniti nella speranza e nella perseveranza nella fede e nel bene di cui siamo capaci.
Un saluto fraterno e affettuoso a tutti.

P. Gian Franco