Credo la Chiesa
Siamo così giunti alla quinta tappa del nostro itinerario formativo, con l’obiettivo di Ri-Scoprire l’identità di cristiani laici minimi che testimoniano nel mondo la bellezza del carisma penitenziale come singoli e come fraternità.
Nelle due tappe precedenti ci siamo soffermati sulla nostra professione di fede espressa dal Simbolo degli Apostoli e dal Niceno Costantinopolitano, che recitiamo ogni domenica a messa.
La nostra fede è in Dio Trinità, sorgente e sostegno di ogni vita. “divina Trinità, perfetta carità” cantiamo in un canto liturgico per affermare che il nostro Dio non è solitudine, ma relazione, dialogo, comunione, accoglienza, misericordia, sacrificio, amore.
Nella quarta tappa abbiamo riflettuto su un articolo del Simbolo che ci fa affermare che i nostri genitori hanno fatto per noi una scelta unica: l’unico battesimo per la remissione dei peccati. Siamo passati così alla vita nuova in Cristo, partecipi dell’amore del Padre misericordioso, redenti dal Figlio, incarnato, morto e risorto, santificati e vivificato dall’amore santificante e vivificante dallo Spirito Santo.
Quanti abbiamo fatto la scelta dell’unico Battesimo per la remissione dei peccati costituiamo una grande famiglia: la Chiesa.
L’uso del nome Chiesa deriva dal termine greco ἐκκλησία “ecclesia”, utilizzata nella traduzione greca dell’antico testamento dei LXX, per designare la comunità di Israele come “popolo di Dio” nell’atto di radunarsi in assemblea e dell’essere convocati.
Fin dalle origini Dio si è scelto un popolo “Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; e camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici.” (Ger. 7, 23), con questo popolo ha stretta un’alleanza “Dunque, se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la terra è mia; e mi sarete un regno di sacerdoti, una nazione santa” (Es 19, 5-6). Scopo di questa alleanza è la santità del suo popolo “Parla a tutta la comunità degli Israeliti e ordina loro: Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo.” (Lev. 19,2).
Nasce così con Israele “la Chiesa prima della Chiesa di Cristo”, da lui fondata, incarnandosi per inaugurare in terra il Regno di Dio. Afferma San Pietro nella sua prima lettera “Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa; voi, che prima non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto miseri-cordia, ma ora avete ottenuto misericordia”
L’’inizio del regno è il «piccolo gregge» (Lc 12,32) di coloro che Gesù è venuto a convocare attorno a sé e di cui egli stesso è il pastore. Gesù si sceglie i dodici, quante erano le tribù di Israele, designa Pietro come capo “E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.” (Mt 16,18), accoglie al suo seguito tanti uomini e donne, i discepoli. Così prepara ed edifica la sua Chiesa.
A Pentecoste inizia il tempo della Chiesa, che sotto l’azione dello Spirito Santo cresce, si sviluppa, si perfeziona nei suoi membri, produce comunione, icona della Santa Trinità e non semplice rimando ad essa.
Afferma mons. Bruno Forte: “Nella coscienza pasquale della Chiesa nascente essere cristiani non è altro che vivere nella Trinità, tutto compiendo nel nome e a gloria del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”1
Questa unità nella diversità presente nella SS. Trinità si traduce nella diversità dei ministeri nell’Assemblea liturgica, nella diversità delle chiese locali nell’unica Chiesa universale, nella diversità delle Chiese cristiane non in comunione con quella cattolica.
Papa Francesco a proposito della ricerca dell’unità delle Chiese cristiane osserva che “Lo Spi-rito Santo non opera sempre l’unità in maniera repentina, con interventi miracolosi e risolutivi, come a Pentecoste. Lo fa anche – e nella maggioranza dei casi – con un lavorio discreto, rispettoso dei tempi e delle divergenze umane, passando attraverso persone e istituzioni, preghiera e confronto“ e aggiunge “L’unità di vita, l’unità di Pentecoste, secondo lo Spirito, si realizza quando ci si sforza di mettere al centro Dio, non sé stessi. Anche l’unità dei cristiani si costruisce così: non aspettando che gli altri ci raggiungano là dove noi siamo, ma muovendoci insieme verso Cristo.”2
Nei primi tempi del Cristianesimo i seguaci di Cristo erano chiamati “i santi”, un termine che traduceva il termine greco hàgios e quello ebraico qòdhesh che indicava qualcosa di separato, esclu-sivo o santificato a Dio, che è il tre volte Santo. Lo stesso San Paolo indirizza la sua lettera agli Efesini con questo incipit “Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso, credenti in Cristo Gesù: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.” (Ef 1, 1-2). Per questo la Chiesa che professiamo è una e santa.
La Chiesa è anche cattolica perché “universale, per il fatto che è diffusa ovunque dall’uno all’altro dei confini della terra; e perché universalmente e senza defezione insegna tutte le verità che devono giungere a conoscenza degli uomini, sia riguardo alle cose celesti, che alle ter-restri”3 e soprattutto perché è presente Cristo4, da cui la Chiesa riceve in forma piena e totale i mezzi della salvezza: confessione di fede retta e completa, vita sacramentale integrale e ministero ordinato nella successione apostolica con riferimento il Vescovo di Roma, successore di Pietro al quale Cristo ha dato il compito di pascere nella verità e nella carità tutte le chiese. Ecco perché la Chiesa è cattolica ed apostolica.
Noi terziari minimi, sull’esempio del nostro Santo Fondatore, dobbiamo accettare questo grande dono ricevuto al momento del Battesimo di far parte della Chiesa. Grazie a questo dono abbiamo risposto alla chiamata divina di essere luce che illumina i penitenti ed abbiamo professato nell’ordine dei Minimi per essere nel mondo missionari del Vangelo della Penitenza.
Papa Francesco si chiede “Che cosa comporta, per le nostre comunità e per ciascuno di noi, far parte di una Chiesa che è cattolica e apostolica?” e suggerisce “Anzitutto, significa prendersi a cuore la salvezza di tutta l’umanità, non sentirsi indifferenti o estranei di fronte alla sorte di tanti nostri fratelli, ma aperti e solidali verso di loro. Significa inoltre avere il senso della pienezza, della completezza, dell’armonia della vita cristiana, respingendo sempre le posizioni parziali, unilaterali, che ci chiudono in noi stessi”
a cura di: Franco Romeo – Fraternità di Palermo
1 B. Forte, Trinità come storia edizione Paoline p.56
2 Papa Francesco, Udienza Generale 9 ottobre 2024
3 San Cirillo di Gerusalemme Catechesi XVIII, 23
4 Sant’Ignazio di Antiochia, Epistula ad Smyrnaeos, 8,2