Press "Enter" to skip to content

Roma, 2 marzo 2022 – Mercoledì delle Ceneri / P. Gregorio Colatorti invita i Minimi ad essere pacificatori ad oltranza

«… Laceratevi il cuore e non le vestì, ritornate il Signore, vostro Dio, perché egli è misericordiosoe pietoso, lento all’ira, dì grande umore, pronto a ravvedersi riguardo al male» {GI 2,13).

Carissimi,
Come ogni anno la liturgia guida il nostro cammino verso la “meta pasquale” attraverso

“l’austero cammino della quaresima”, parabola di tutto il nostro cammino terreno come minimi.

1. Con la prima lettura la liturgia del Mercoledì delle Ceneri, oltre che la triade preghiera, penitenza, carità, ci indica l’atteggiamento fondamentale con le parole di Gioele, invito a predisporsi al ritorno a Dio, penitenza fisica e spirituale, perché la nostra conversione, o il desiderio di essa, possa essere cosciente, frutto di una scelta consapevole, soprattutto sul fine della conversione: “ritornare al Signore misericordioso e pietoso”.

1.1 Queste due caratteristiche divine, oltre a svelarci l’essenza della paternità di Dio, ci svelano che la conversione è prima di tutto un dono da accogliere, a cui dobbiamo prepararci sgomberando il cuore da ogni affanno e preoccupazione, primo fine del cammino quaresimale, perché possiamo sperimentare che Dio è “pronto a ravvedersi riguardo al male”, al nostro male, al nostro peccato, qualunque esso sia, se siamo pronti a riconoscerlo dinanzi a lui con “cuore sincero” (cfr. Lc 4, 1-13). 1.2 In secondo luogo, la misericordia sperimentata spinge il cuore a donarla a viverla attivando un processo di relazione con l’altro che alimenta sia il dono ricevuto da Dio che quello offerto all’altro, senza il quale anche il dono di Dio muore nel nostro cuore (cfr. Ge 2,26), poiché congiungersi mediante la fede al sacrificio di Cristo significa morire al proprio egoismo e operare con il cuore di Cristo.

1. La misericordia, infatti, è strumento per raggiungere l’altro, la sua verità, come è strumento per comprendere la nostra verità, perché è fondamentalmente la via per raggiungere la verità di Dio. La nostra felicità, come consacrati e credenti, è frutto di un incontro misericordioso: “Felicità è godimento della verità, e ciò significa gioire di te che sei la verità, o Dio, mia luce, salvezza del mio volto, o mio Dio” (Agostino, Confessioni X, 23). Riecheggia in questa espressione di S. Agostino quella più conosciuta: “Sei tu che susciti in lui questo desiderio (cantare le tue lodi), perché tu ci hai fatti per te e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te” (Ibidem, I, 1; cfr. Lc 9, 28b-36)..

2. Quale pace ci può essere tra gli uomini senza la misericordia che apre al vero senso della giustizia? Felicità è prima di tutto sentirsi perdonati, perdonare e camminare sulla via della giustizia per vivere in pace. Come non pensare in questo momento a11’attua1ità, che ci spinge ulteriormente all’opera di pacificazione del cuore e tra noi?

2.1 Le recenti notizie sul conflitto in Ucraina non solo ci toccano come credenti preoccupati delle sorti di tutti gli uomini, ma ci interessano da vicino per la presenza di alcuni nostri confratelli che operano in quella regione, per i loro familiari, e i familiari di altri confratelli e amici che vivono in mezzo a noi. A tutti loro assicuriamo la nostra preghiera e vicinanza fraterna, oltre che la disponibilità ad una vicinanza fattiva e pronta a compiere tutto il necessario per venire incontro alle loro esigenze.

2.2 Ci conducano, però, questi eventi a pensare che la guerra è generata da una struttura di peccato,da condizioni umane, o disumane, in cui i conflitti, per i motivi più disparati, nascono nelle famiglie, nelle società, laddove non vengono coltivati i valori del dialogo, della compassione, della fraternità e della reciproca carità, spesso enunciati come slogan, ma senza che abbiano un effettivo seguito.

Tutti questi valori appartengono alla ricchezza del nostro carisma, e sono racchiusi nella nostra peculiare missione di riconciliazione. Proprio perché crediamo che la pace tra le nazioni abbia inizio dal nostro sforzo quotidiano di costruirla come merce che va acquista a caro prezzo, sforziamoci di costruirla con il nostro vicino, il nostro prossimo, perché essa sia efficacemente operata e non solo proclamata con le labbra contrastando con la testimonianza fattiva la struttura di peccato che conducealla guerra e alimentando quella foresta di bene che cresce a beneficio di tutti.

2.3 Sforziamoci, dunque, soprattutto in questo periodo di penitenza, di essere pacificatori ad oltranza, puntando al cuore del nostro carisma che ci fa essere riconciliati con Dio, con noi stessi e con gli altri, attraverso il perdono e il dialogo che comprende, che ci fa accettare le nostre e altrui mancanze senza recriminare (cfr. Gv 8,1-11), ma nell’intento di correggerci vicendevolmente con 1’amorevolezza del Padre misericordioso che: attende, corre incontro, comprende, abbraccia e riaccoglie in casa (cfr. Lc 15,1-3.11-32 ).

2.4 Alimentiamo in questo periodo la preghiera personale e comunitaria per la pace, per la nazione ucraina, per i nostri confratelli, le loro famiglie, e per gli amici originari di quelle regioni che vivonoa fianco a noi. Il papa ci ha invitati ad un giorno di digiuno il 2 marzo c.m.

Come figli Minimi, sentiamo il dovere di estendere la preghiera e il digiuno per la pace ai mercoledì e venerdì di questo tempo quaresimale (IV Reg. VII, 29; Cost. 40-43; Dir. 30-33), perché non solo ci sia pace fra tutti i popoli, ma perché ogni singolo uomo sia operatore di pace ogni giorno con il suo prossimo.

3 Un invito ulteriore ci viene dal percorso sinodale che la Chiesa ci propone per riscoprire la nostra appartenenza ad essa come ad una comunità.

3.1 Con il nostro specifico carisma partecipiamo a questo momento di grazia riscoprendo e arricchendo i momenti di incontro e condivisione che le nostre Regole ci invitano a compiere. Non solo quelli previsti, ma anche quelli che la naturale fraternità umana e di fede ci suggeriscono. Quei momenti, cioè, che accrescono reciproca conoscenza attraverso la condivisione della propria spiritualità, delle aspettative per la vita personale e comunitaria, quei momenti di incontro e riconciliazione che il nostro cuore spesso desidera con i confratelli con cui le difficoltà della vita e i nostri difetti personali ci portano ad avere un dialogo faticoso o una colpevole indifferenza che porta alla morte quotidiana della fraternità.

3.2 Impariamo ad aprirci al dono della conversione, riconoscendo il nostro peccato dinanzi al fratello, così come lo riconosciamo dinanzi a Dio (cfr. Lc 13, 1-9), seguendo la strada che il Santo Padre e Fondatore Francesco ha tracciato neì contenuti, espressi nella sua esperienza di vita e nella Regola (IV Reg. IV, 18), e sapendo trovare nuovi tempi, mezzi e modi per riattualizzarli.

3.3 Costruiamo, quindi, spazi di fraternità, in cui ci si possa incontrare e condividere nella quotidianità, facendo di questo un impegno prioritario, affinché tutti gli altri aspetti della nostra vita, pastorale compresa, possano ricevere nuovo impulso dal sostegno e dalla condivisione di tutta la fraternità.

Augurando a ciascuno un proficuo cammino quaresimale ed una Santa Pasqua, saluto ciascuno nella pace del Signore nostro Gesù Cristo affinché sia per ognuno il bene più grande.

di P. Gregorio Colatorti (Correttore Generale dell’Ordine dei Minimi)