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Castellammare di Stabia, 1 marzo 2022/ “La vera penitenza è la presa di coscienza che Dio ci ha amati per primo e non si stanca mai dell’uomo”. Queste le parole di P. Gian Franco Scarpitta all’inizio della Quaresima

       

      Carissimi tutti,
l’esordio della Quaresima 2022 è segnato dallo sconforto e dalla demoralizzazione causataci dal fragore delle armi che in Ucraina destabilizzano la popolazione, che in preda al panico e alla paura si da alla fuga e alla dispersione. Le immagini struggenti che ci propinano in questi giorni i media sono sufficienti a veicolare l’orrore di una guerra voluta in fin dei conti da chi manca di riconoscere la dignità e la libertà di scelta di un popolo e di una Nazione, risolvendo opportuno mettere mano alle armi anziché ricorrere al dialogo e alla trattativa.
  E’ triste notare che per l’ostinazione di pochi (di uno solo) che si rendono forti della sicurezza nella stanza dei bottoni, debbano soffrire e perire migliaia di persone senza difesa e abbandonate a se stesse. L’ostilità e l’orgoglio di un solo uomo diventano causa del panico, della morte e della distruzione di intere comunità.
  Lo scenario di panico e di sofferenza in cui versa la popolazione di Kiev e di altri centri dell’Ucraina non può lasciare indifferente nessuno e sono già in atto concrete iniziative umanitarie a favore del popolo ucraino, sia di matrice laica sia di provenienza cristiana e l’invito del papa alla preghiera e al digiuno universale nella giornata di Mercoledi delle Ceneri sarà certamente di sprone affinchè la solidarietà in tal senso sia sempre più effettiva e consolidata. Non è fuori luogo che anche da parte nostra, ciascuno secondo le proprie possibilità, si possa destinare a favore della gente stremata da tanto orrore almeno l’equivalente del nostro digiuno e della nostra rinuncia. E’ una delle possibilità da prendere in considerazione nelle nostre Fraternità, come già si verifica nelle parrocchie e nei centri caritas.
  Il presente tempo forte della Quaresima va vissuto da parte di tutti come elemento di sprone alla carità operosa, e proprio per questo è occasione propizia per riscoprire e per vivere più speditamente il nostro carisma di conversione e di penitenza: la carità cristiana è infatti molto più della sola filantropia e della generosità: essa scaturisce “da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera”(1Tm 1, 5); dev’essere libera da ogni sorta di millanteria, presunzione ed esibizionismo e riprodursi come concreta manifestazione di una fede profonda che abbia caratterizzato la nostra identità interiore.
  I 40 giorni che precedono la Pasqua sono caratterizzati nella forma più speciale da un itinerario di  di preghiera, ascesi, sobrietà  e mortificazione: esse non sono prerogative da guardare con sopportazione e distacco, quasi come gravosi fardelli di cui farci necessariamente carico per affrontare una tappa obbligata. Piuttosto, vanno considerati come validi coefficienti per intensificare la familiarità con Dio in un rapporto più intimo e consapevole; la rinuncia libera lo spirito da tutte le zavorre inopportune che gli sono di impedimento di librarsi verso l’Alto; l’umiltà di deliberate scelte di rinuncia e di mortificazione sono  atte a farci considerare quanto siamo provvisori e contingenti, che non bastiamo a noi stessi e che siamo sempre e in ogni caso debitori verso Dio e verso gli altri. L’umiltà ci sospinge alla conversione, da questa siamo incentivati ad accrescere la fede. E la fede, se è autentica, opera per mezzo della carità (Gal 5, 6).
  Tutto questo però è conseguenza non già di una nostra deduzione o speculazione intellettuale, ma della consapevolezza di essere stati noi stessi oggetto dell’amore di Dio. Come dice Giovanni: “Abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui”(1Gv 4, 16); chi ha compreso di essere stato amato da Dio potrà intraprendere un viaggio che lo porti alla comunione intima con lui che abbia se stesso come unico mezzo di andata e ritorno, come tappe le succitate prerogative di ausilio spirituale e come stazione di arrivo la condivisione dell’amore di Dio con il prossimo che è appunto la carità.
 In riferimento al Mercoledi delle Ceneri, scrive Karl Rahner che “cenere e polvere sono immagine terribile di ciò che è umano: la polvere sta per l’ordinario, l’anonimo, l’indifferente, il nulla, il venir meno.. La vita ci fa ripetutamente sperimentare che siamo polvere. Eppure tutti i cammini di vita conducono attraverso la polvere alla gloria di Dio.” Anche se l’essere umano è limitato, è chiamato cioè alla speranza e all’apertura, perché ogni suo cammino ha come obiettivo l’eternità di Dio. L’immagine precaria dell’uomo fatto di polvere è trasfigurata da Gesù, Verbo di Dio fatto Uomo, che ha assunto in tutto la nostra condizione miseranda, insegnandoci a recare sulle nostre spalle la realtà che ci caratterizza di limitatezza e di povertà materiale e spirituale, le nostre incapacità di far fronte a problemi e difficoltà, la delusione di non poter realizzare un sistema di vita più confacente. Ma in tutto questo Gesù ci incute fiducia che nonostante la nostra piccolezza e nullità non siamo abbandonati da Dio, siamo anzi resi oggetto d’amore e di fiducia e in Cristo Dio ci chiama alla comunione con sé. Dio in Cristo ha svelato interamente se stesso perché noi potessimo svelare noi stessi. Il Lui ha tracciato il percorso perché possiamo intraprendere il cammino.   

“; quindi la consapevolezza di familiarizzare con lui anteponendolo ad ogni nostro interesse personale, anzi mettendo al bando ogni sorta di vantaggio personale quando questo non coincida con le prerogative del suo amore. In parole povere, orientarsi verso Dio rifuggendo il peccato nella costante lotta contro il vizio e la tentazione che ci spingono in senso opposto. Perché l’ascesa verso Dio sia sollecita, libera ed entusiasta, occorre privarsi e umiliarsi, liberarsi di inani fardelli di effimeratezza e di caducità con la risultante di un rinnovamento interiore pacifico che ci renda entusiasti di apportare agli altri lo stesso amore con cui Dio ci ha amati e coinvolti.
  Tornare a Dio e vincere il male è la condizione essenziale per cambiare il mondo e per costruire un nuovo ordine armonico di vita.
  E’ vero oltretutto che in questi giorni auspichiamo la pace, la stabilità e la sicurezza fra tutti i popoli, ma come ben sappiamo non possiamo limitare la pace al solo “cessate il fuoco” e al silenzio delle armi. Come diceva Martin Luther King, “la pace non è solo un fine remoto da raggiungere, ma un mezzo per raggiungere quel fine.” Essa deve albergare nell’animo di ciascuno per essere il costitutivo delle nostre relazioni interpersonali, deve diventare criterio di vita ordinaria perché se ne abbiano preziosi apporti straordinari. Interessa non tanto la mia serenità personale, ma la serenità che provo nel mondo che mi circonda. La pace va conquistata e  diventa elemento universale di vita se ciascuno con convinzione ne vive le condizioni fondamentali e queste condizioni sono l’altruismo, il rispetto dei diritti e della dignità altrui, la solidarietà che prendono forma consistente nella carità sincera e operosa. Esse vanno salvaguardate con convinzione e si alimentano giorno per giorno, nella continua ricerca del bene, per la qual cosa non bisogna mai stancarsi di rapportarsi con Dio, né di allontanare il male dalla nostra vita, né tantomeno di fare il bene nella carità operosa verso il prossimo (Papa Francesco).
  Forse non è casuale che la Quaresima quest’anno coincida con la ricerca risoluta della pace, perché mentre invochiamo questa preziosa risorsa in ordine alla fine dello strazio in Ucraina, possiamo formare e predisporre noi stessi come “operatori di pace che saranno chiamati figli di Dio”, innanzitutto nello specifico della  riconciliazione con Dio e con il nostro prossimo, quindi nel contributo più globale per apportare la pace nel mondo intero.
  Vissuta sotto quest’aspettativa la Quaresima ci condurrà alla Pasqua con la soddisfazione di aver portato a termine un obiettivo concreto di vera conversione che avrà rafforzato la fede e palesato con maggiore fervore la carità.
  Nell’augurare a tutti un prosperoso itinerario fecondo di ricchezza di doni, vi comunico affettuosi saluti.

  di P. Gian Franco Scarpitta