Alle origini del cristianesimo non vi era un congruo periodo di Quaresima prima della celebrazione della Pasqua, come ai nostri giorni. La Solennità di Pasqua era preceduta da due soli giorni di digiuno, che tuttavia rigurdavano i soli catecumeni, perché il digiuno era considerato prassi adeguata per la preparazione personale al battesimo. Successivamente si estese il digiuno prima alla settima precedente alla Pasqua, poi alle tre settimane che la precedevano, fornandosi cosi i 40 giorni prima della solennità della Resurrezione. Tale periodo di 40 giorni tuttavia non era motivato tanto dalla preparazione liturgica alla Pasqua, quanto dalla necessità della comunità dei penitenti di fare opportuna opera di conversione e di digiuno e penitenza per i propri peccati prima di ricevere l’assoluzione penitenziale dal (solo) Vescovo. Secondo la prassi originaria infatti, a differenza della nostra confessione singolare auricolare, coloro che avevano commesso peccati dovevano prima farne confessione pubblica comunitaria davanti al Vescovo, questi poi imponeva un periodo di preghiere, digiuni, mortificazioni per quattro settinane durante le quali assistevano all’Eucarestia in in vestibolo isolato, a parte dal resto della comunità dei fedeli. Il giorno di Pasqua, terminato questo periodo di penitenza, i ravveduti peccatori venivano nuovamente convocati dal Vescovo, che imponeva le mani su di loro e concedeva l’assoluzione, riammettendoli nella comunità. La prassi dei penitenti si estese poi a tutta la Chiesa, anche considerando che di fatto tutti quanti siamo peccatori e, come Daniele digiunava e pregava prima di incontrare il Signore, anche noi tutti è necessario che ci si mortifichi e ci si predisponga prima di incontrare il Signore Risorto. Fino al V secolo la Quaresima iniziava di Domenica, contava quattro settimane e si concludeva con il Giovedì Santo, per un totale di 40 giorni esatti e tale è la prassi ancora esistente nel rito ambrosiano (A Milano infatti la Quaresima inizierà Domenica, non domani). Il rito romano dal V secolo in poi ha anticipato invece il tempo di penitenza al Mercoledì delle Ceneri, in modo da dare spazio alla Settimana di Passione prima della Pasqua e anche per ricordare l’umiltà indispensabile alla conversione, contrassegnata con la famosa imposizione delle ceneri. Il termine quaresima prende il nome da quaranta, direttamente tratto dalla Scrittura. 40 infatti furono i giorni trascorsi da Mose sul monte; 40 giorni Noe e altre 7 persone vissero nell’arca durante il diluvio; 40 anni trascorsero gli Israeliti nel deserto, 40 giorni predicò Giona a Ninive, 40 giorni camminò Elia fino al monte e soprattutto 40 giorni trascorse Gesù nel deserto prima di iniziare il suo ministero pubblico.

Digiuno, preghiera, carità… Umiltà
di P. G.F. Scarpitta O.M. (da APP Charitas)