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Lamezia Terme, 9 febbraio 2020/ Il P. Provinciale P. Trebisonda saluta i Consigli della Calabria

Cari fratelli e sorelle,

se gli acciacchi di salute non mi avessero seriamente compromesso, sarei in mezzo a voi con grande gioia e piacere, felice di comunicarvi anche in questa lieta circostanza la mia particolare predilezione nei confronti del nostro Terz’Ordine, per il quale nutro una predilezione tutta particolare.
Sarà perché vi ho sempre seguito con ammirazione mista a curiosità, sarà perché ho sempre visto davanti a me fratelli e sorelle maturi nella fede, sarà perché il Signore ha voluto mettere al mio fianco dei validissimi religiosi giovani come il nostro P. Domenico, sarà perché dall’alto c’è qualcuno che ci ama e che benedice tutte le nostre fatiche ed aspirazioni, ecc. ecc…, una cosa è certa: voi siete da sempre il prolungamento delle nostre braccia là dove questa nostra società fortemente laicizzata anche in Calabria, purtroppo, non ci fa entrare. Ecco perché è necessario, anche di fronte a tante contrarietà che possono sorgere tra voi e il prim’Ordine, rimanere uniti e saldi. L’unione fa la forza, e lo sappiamo! Questo il primo messaggio che voglio lasciarvi.
E il secondo, breve e veloce, è simile al primo: vorrei sottolineare che il vostro ruolo all’interno delle fraternità che presiedete è solo quello di animatori e dispensatori di gioia. Se voi siete gioiosi anche la fraternità sarà gioiosa; se voi siete ansiosi anche i terziari saranno ansiosi; se voi siete musoni anche la fraternità sarà triste. Quindi, ci viene richiesto di fare, se me lo consentite, una vera e propria inversione ad “U”, una svolta radicale verso

la gioia e la speranza e mai verso la tristezza e la paura che, invece, vengono dal demonio.
Lasciamo per un momento i membri della fraternità e nel mio terzo messaggio, vorrei rivolgermi soprattutto a voi, membri dei consigli locali. Non siete stati eletti al potere ma al servizio. E ricordo subito che s. Francesco lavava i vestiti non solo ai suoi Frati, ma anche ai novizi. In questo particolare così suggestivo della vita del Santo è racchiusa tutta l’essenza del nostro essere cristiani e della nostra consacrazione alla scuola di s. Francesco. Impariamo non a “fare” ma ad “essere” figli di s. Francesco e ad essere figli fedeli. È proprio dal tipo di servizio che presterete nelle vostre ftarernità che nasce la gioia della condivisione e della comunione. E perciò, all’interno del Consiglio alimentate la comunione, abbiate il coraggio di guardarvi dritti negli occhi, staccatevi dalla fraternità per ritagliarvi dei momenti di preghiera e di confronto al fine di rafforzare la comunione tra di voi. Se un consiglio è già diviso in partenza, oltre a dare scandalo, non può dare né buona testimonianza né può aiutare la fraternità a crescere salda nella fede. Sarebbe opportuno – ma non è il vostro caso! – rassegnare subito le dimissioni.
Il quarto punto – che mi sta più a cuore, e vi prego, spero sia anche per voi – è quello di prestare ascolto e di sviluppare una particolare sensibilità all’emergenza vocazionale. Non so se lo avete già fatto ma vi pregherei di designare all’interno di ogni Consiglio il delegato per i giovani. Siamo in emergenza: i terziari anziani, è naturale!, non sono al passo con i tempi, si ammalano facilmente, vengono accompagnati a ben morire e… non c’è più ricambio generazionale. Siamo in una situazione storicamente delicata: chiamate all’appello i giovani terziari e intercettate con loro delle valide strategie di formazione che mirino fondamentalmente ad una crescita umana e spirituale. Puntate sui giovani e ad attirarli non sarà la vostra proposta, non i vostri numeri, non le vostre potenzialità, non le vostre iniziative, ma la vostra gioia. Il Delegato Provinciale ha già concordato con la vostra Correttrice Provinciale luoghi e momenti idonei per radunare i terziari giovani. “I giovani sono il futuro” non vuole essere uno slogan o un ritornello come tanti altri: in questa frase è racchiusa la nostra partita più ardua in questo momento storico, nel quale, purtroppo, non ci è concesso di poter sbagliare. Il treno sta passando ora e non possiamo perderlo. Se lo perdiamo è finita!
E infine, sperando di non avervi tediato, vorrei esortarvi ad essere parte viva e attiva di una famiglia religiosa sempre in crescita e perciò vi raccomando l’amore all’Ordine e alle cose dell’Ordine. Credo sia il regalo più bello che possiamo fare a s. Francesco nostro. Invochiamolo perché ci tenga sempre a bordo del suo Mantello per salpare con lui sulle acque della nostra quotidianità. Avanti, con coraggio e gioia. Grazie.