Nicola Barrè: 1621-2021
Quest’anno per noi e per le suore del Bambino Gesù, il 21 ottobre è un giorno importante perchè ricorre il 4°centenario dalla nascita del beato Nicola Barré, religioso minimo nato ad Amiens il 21/10/1621. Sentiamo perciò il bisogno di farlo conoscere e pregare, non solo perché presto diventi santo ma anche perché il suo messaggio ci sembra particolarmente attuale per il nostro tempo. Certo Nicola Barré è un santo diverso da S. Francesco di Paola o da S. Nicola da Longobardi, ma sicuramente è un minimo.
Di lui non rimane più nulla, né la tomba, né le reliquie, spazzate via dalla rivoluzione francese. Non ha compiuto miracoli in vita, in morte la guarigione di una suora resa invalida da una malattia, fatto che ha contribuito alla sua beatificazione. Il miracolo più grande però è l’Istituto delle Suore del Bambino Gesù , anzi di due Istituti, uno diocesano, le suore della Provvidenza di Rouen con missioni in centro Africa, e l’altro internazionale: le suore del Bambino Gesù “Nicola Barré” con comunità diffuse nei 4 continenti. Questo “miracolo” dura da oltre 350 anni ! Ma chi era Nicola Barré?
Nasce dunque in Francia, in un ambiente cristiano, da una famiglia di merciai, unico maschio. Studia dai gesuiti e presto si sente chiamato da Dio ad una donazione totale: sceglie però i Minimi di S. Francesco di Paola, il cui Monastero è situato nella zona più povera della città, che praticano anche il 4° voto: la penitenza perpetua. La Francia vive un periodo di continui conflitti sia politici che religiosi, segnati da crudeli massacri e da un odio di parte molto intenso; inoltre la malnutrizione (dovuta anche alla carestia), le malattie (in particolare lo scoppio della peste) fanno di questo periodo un tempo oscuro per i poveri. La miseria spirituale era altrettanto grave; i preti avevano una formazione spirituale molto scarsa, l’istruzione della fede era negata alla gente .
Ordinato sacerdote gli vengono subito affidati incarichi di responsabilità: insegnamento di teologia, predicazione, direzione spirituale, diventa poi bibliotecario a Piazza reale, allora la più grande di Parigi. Dopo alcuni anni di questa vita religiosa e pastorale impegnativa, accompagnata da lunghe veglie di orazione e straordinarie penitenze per la salvezza dei peccatori, Nicola si ammala e vive un lungo periodo di buio, fisico e spirituale. Deve abbandonare tutti i suoi ruoli e viene mandato ad Amiens per rinfrancarsi all’aria nativa. Qui però ha l’occasione di uscire dal monastero e di incontrare la gente dei villaggi: rimane colpito dalla loro miseria ma soprattutto dalla realtà dei bambini, non considerati come tali ma emarginati o costretti allo stesso lavoro degli adulti. Il Barré ha uno sguardo speciale, purificato dal lungo periodo di prova, che lo porta ad affermare che il bisogno più grande è l’istruzione e l’educazione: la fame dei poveri non è solo materiale. Il bisogno più grande è dunque quello educativo e, in una società piena problemi ci vuole coraggio per questa affermazione. Come rispondere? Nicola prega ma non da solo, si mette con altri, uomini, donne, giovani, ai quali comunica le proprie domande e la propria sensibilità. Quando, ristabilito in salute, viene inviato per una missione popolare in una zona di campagna chiede ad alcune ragazze del gruppo di aiutarlo e le invia ad istruire ed educare. Non solo chiede loro di insegnare a leggere e a scrivere, a far conoscere, amare e servire Dio ma chiede loro uno stile missionario che lui stesso vive per primo. Sappiamo che alle ragazze che condividono la sua missione il Barré chiederà un passo in più: la vita di comunità, senza voti né clausura (a quel tempo la donna doveva stare chiusa, o in casa o in convento) e il Barré le vuole libere per la missione. Solo 200 anni dopo le suore faranno voti pubblici ma subito viene chiesta loro una vita spirituale molto esigente. Il Barrè le guida e le accompagna con le proprie lettere e i propri consigli raccomandando la preghiera allo Spirito Santo, maestro e guida dell’Istituto nascente, piccolo corpo nella chiesa. Muore proprio alla vigilia di Pentecoste, il 31 maggio 1686 e la folla accorsa al suo funerale è già un segno della sua santità.
Oggi,in linea con papa Francesco il Barré ci chiede di uscire dalle nostre chiese, dalle nostre abitudini per andare incontro a chi aspetta il Signore e questa, oggi come ieri è un’appassionante avventura.
di Sr. Marina Mugerli